Io sono amico del Gorro non più di tante persone presenti nel forum o di quelle che erano oggi al funerale. A raccontarla bene possiamo dire che semplicemente ci conoscevamo.
L'ho conosciuto la prima volta ai live di Fontanellato,quando ancora aveva i capelli corti e la maglia bucata, probabilmente faceva il gangrel. Sarà per il soprannome semplice o per la forma riconoscibile: non mi sono dimenticato di lui come faccio con tante altre persone.
Poi ci trovavamo all'Argonne per le riunioni del Funta, ai live, anche come master a volte, insomma sempre quel giro li dei rimasti dentro.
Quando ho saputo della sua morte, ci sono rimasto male, come tutti voi; subbuglio interiore, tutte quelle storie li, ma non pensavo avrei pianto; non ho mai pianto ai funerali, nemmeno dei miei parenti.
Penso che sia stato il sentirne parlare, di come stava, delle uscite pseudocomiche che aveva, dei suoi problemi; che mi hanno fatto avvicinare un po' di più a lui oltre a quelle poche volte che ci vedevamo.
Fatto sta che oggi quando ho visto la foto sopra la bara non ho retto e sono dovuto uscire, par cridér c'mè n'putèn.
Non capisco ancora bene cosa sia successo, non riesco ad accettare che una figura del genere se ne sia andata. Comunque, visto la sua passione per gli indiani e le loro storie, anche io concludo tirando fuori il mio libricino dei 57 canti Navajo e trascrivendo qua alcuni versi, che dedico naturalmente al Gorro.
Dovrebbe essere un rito magico:
I piedi della Terra sono i miei piedi, adesso,
e il corpo delle Montagne Sacre
ora è il mio corpo.
La voce dalla Pioggia è la mia voce,
la mente del Cielo e la mia mente
sono una cosa sola, adesso.
Sento che avrò
vita lunga e felice.
Che io sia benedetto.