| "UNDERWORLD, LA RIVOLTA DEI LYCAN"
Tengo a specificare che sono entrato in sala con 20 - 25 minuti di ritardo e, al mio passaggio, qualche bambino brufoloso ha avuto pure il coraggio di protestare; non c'è mai limite al feticismo verso lo schifo.
In pratica gli stessi realizzatori del flop "Underworld: la guerra degli spolverini di pelle" (si, proprio quelli che hanno fatto un film uguale a "Vampiri: La Masquerade" che sembrava una pessimo live e si sono beccati una denuncia pattonale con risarcimento danni multimilionario) hanno avuto il coraggio di riprovarci, col medioevo.
Ora, tralasciando il pesantissimo discorso sulle incongruenze storiche che lascio volentieri ai rievocatori pedanti, il film è una pila di merda della durata di 90 minuti circa.
C'è questa vampira (che per comodità chiameremo Erika) con le labbra a canotto che è figlia di un uomo ormai anziano con delle lenti a contatto da paura che, tra l'altro, sono le vere protagoniste della pellicola; insomma questa qui va a caccia, spara shuriken che nemmeno al villaggio della Foglia, fa la giovane ribello col poster di Simon Le Bon nella bara e via così.
Poi, una notte, un metallaro orendo (che per comodità chiameremo Omar) la salva ed i due si stimano, si amano e trombano.
Già a un quarto d'ora insomma abbiamo inanellato una buona serie di situazioni che animano i wet dreams di ogni spettatore tra i quali, prima fra tutte, la conoscenza carnale di una donna.
Il film si trascina rovinosamente fra le armature del "Signore degli Anelli", le scimitarre di "Sandokan" ed un plot politico imbarazzante per la sua infantile semplicità.
Picco assoluto di non senso la breve sequenza in cui:
Erika: Babbo! Cioè ti odio perché cioè si, sei troppo Matusa! Non mi capisci! Vado ad ascoltare i My Chemical Romance nella mia bara!
Lenti a Contatto: Ah, figlia mia! Che Dio te maledisa te e cla vaca et to medra! (non è specificato chi fosse la madre, perché avesse partorito una bambina, perché la giovane vampira è cresciuta o perché si è sparata un filler di collagene)
E.: Bla, bla, bla... mi faccio immangare da un licantropo con la matita, bla, bla, cioè, bla, bla, bla...
Lenti: Mo con cul sburdac le? Mo figa! Tzi propria 'na sana! Con cul lupen lè! I venen chi, es ruben al lavor ed gusen anca el nostri vampiri!
E.: cioè sono piena come un'oliva.
Lenti: Ma dabon?
E.: cioè, si, dabon.
Lenti: Atzì fata riempir da un licantropo?
E.: cioè, si, anche se è impossibile, anche se è un miracolo, anche se non abbiamo trovato un modo migliore di mandare avanti il film, si. Cioè.
Lenti: Adesa et mas!
E.: No! Cioè.
Omar: Grunt.
Lenti: Omar! L'è inutil chet perli e chet fe tut chi discors, a go al cor pu dur e pu slè d'un sambot! At mas! Son mia normel me!
E.: Muoio! Cioè.
O.: Grunt.
E.: Cioè! Addio amor mio! Ascolta Simon Le Bon anche per me.
O.: Grunt, grunt. (matita)
La trama si dipana attraverso tutta una serie di cazzate che, purtroppo, non sono nemmeno divertenti nella loro insensatezza. Lo sconforto si fa strada fra il pubblico sino all'ultimo minuto nel quale, assolutamente non richiesto, arriva la conclusione sino ai giorni nostri.
Morale: anche nel mondo degli immortali un pelo di bargigia tira più che non Vozdh da guerra.
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